Capitolo 23. Le dimissioni.
“Dimission...
Dimission...” scandisce l’Opposizione con Naturista, Falcidia e De
Contrari.
Politicante non può non trattenere un sorriso di
compiacimento che per un istante tradisce la sua espressione impassibile.
Quello che lui vuole ottenere, la stessa Opposizione
glielo porge su di un piatto d’argento.
Il frutto è ormai maturo e a Politicante non resta
che coglierlo a suo piacere.
Il grido di battaglia della minoranza aleggia
nel silenzio della sala.
Il Presidente sente che ormai è vicina la
lama affilata della ghigliottina che deve decapitarlo del suo potere, del suo
prestigio, di tutto quanto per lui la carica significa.
Con tutto quel fracasso messo in piedi, queste
dimissioni non si presentano di certo come una base di partenza per nuovi
incarichi, per nuove battaglie.
Esse rappresentano un baratro, un vuoto, un punto di
non ritorno.
Il Presidente si sente barcollare.
Per fortuna è ben saldo, solo fisicamente s’intende,
nella sua poltrona dirigenziale munita di due solidi braccioli altrimenti
sarebbe, con tutta probabilità, piombato pesantemente sul pavimento lucido di
cera.
Se ne sta lì, completamente rincitrullito ed
incapace di abbozzare prontamente un atteggiamento almeno di replica.
In effetti, quell'attacco ha la potenza di un gancio
destro (nel senso di provenienza, dalla destra appunto) e sinistro in
combinazione con un uppercut
proveniente dal centro.
Si rende conto della sua totale imbecillità
politica solo nel momento in cui i suoi avversari si stanno dividendo quel che
è stato il suo potere.
E’ incredibilmente solo, abbandonato da tutti,
destinato a pagare il fio di alleanze non effettuate, combinazioni non messe in
essere, maneggi addirittura non pensati oltre che non realizzati.
Il Presidente è destinato a pagare la giusta
punizione per non aver pensato di utilizzare forme di mobilitazione sociale nei
confronti dei suoi programmi, per non aver visitato e per non essersi fatto
strumentalizzare dai centri di potere, per non aver saputo sfruttare
adeguatamente le forze dell'informazione.
Tutto sommato se l'è voluta: è stato troppo ingenuo.
La Waterloo lo ha letteralmente travolto.
E’ stata una sconfitta troppo netta, troppo decisa;
le forze in campo sono troppo sbilanciate: ricomporre un benché minimo
equilibrio è impossibile.
Tenta di dire con un filo di voce “ Podemo rinviar la votazion.”
Non riesce però a convincere nessuno: è come
svuotato.
Questo tentativo di rinvio anzi fomenta di più gli
animi dei suoi nemici, per lui le idi di marzo sono giunte.
Non ha voluto seguire i suggerimenti di Filisteo che
gli ripertava
“Presidente
staga atento qua ghe xe trope serpi.”
De Contrari incomincia di nuovo a strepitare “No se pol cambiar el destin. Cusì se scrito”, coinvolgendo nei loro clamori anche Falcidia.
Non si riesce chiaramente a capire se stanno
intervenendo a favore o se si uniscono al coro di coloro che gridano ormai a
gran voce "Dimission! Dimission!".
I giochi sono quasi compiuti.
L’obiettivo di Politicante è raggiunto.
Il Presidente è l'unico cui il gran frastuono ha
fatto l'effetto di far sparire la voce.
Tutti gli altri alzando il tono per farsi sentire
sovrastando il crescente brusio.
Se ne sta sempre più ammutolito, sempre più in
simbiosi con la sua poltrona, quasi a voler scomparire in quell'accogliente
grembo.
La sua mancanza di reazione e la sua incapacità di
reagire immediatamente all'avversa fortuna galvanizzano sempre di più i suoi
oppositori.
Essi reclamano ora a gran voce l’acclamazione di
Politicante alla presidenza.
Naturista si è alzato ed ha compiuto mezzo giro
attorno alla sua poltrona, forse è questo un antico naturale gesto
propiziatorio, agita le mani con foga, urlando a perdifiato.
Non ha ancora capito che alla fine non cambierà poi
molto.
Quella per l’Opposizione è una vittoria di Pirro.
Chi resta saldamente al comando del Consorzio è
sempre l’Organizzazione che ha semplicemente cambiato timoniere per un
giochetto tutto interno.
Il cambiamento ha rafforzato la maggioranza uscente;
per l’Opposizione le cose, invece sono peggiorate
Gli uscieri, non usi a simili clamori, seguono, in
verità con un sorriso ammiccante, l'intera vicenda che è grave solo per il
Presidente, mentre assume, per l’osservatore esterno, il sapore di una farsa.
Capitolo 24.
Il gioco dei potenti.
E’ il solito gran gioco dei
potenti.
Una volta si giocava una battaglia vera che poteva
insanguinare per lungo tempo la vita dei popoli.
Per uno strano sentimento
di onore e di fedeltà al potente di turno gli eserciti si sgozzavano per anni;
se si rifiutavano finivano lo stesso al cimitero spediti dai loro stessi
compagni.
La
soldataglia guadagnava da vivere col mestiere delle armi, in più si spartiva
una parte del bottino di guerra, se andava bene, altrimenti si moriva senza una
vera ragione.
I veri motivi di perché si dovesse spargere tanto
sangue li sapevano solo i potenti.
La sete di dominio esige il suo contributo di
sangue.
Ora questi conflitti restano nei paesi poveri del
mondo che ancora si scannano con guerre etniche.
Il vicino di casa diverso per razza o per religione
diventa nel volgere di un mattino il peggiore nemico, in forza di un odio mai
sopito. Lui deve essere annientato fisicamente, non ci sono altre possibilità,
per fare posto ad altre etnie che semplicemente vogliono la sua casa e il
territorio che ha occupato fino al giorno prima.
Non ci può essere mediazione, ma solo distruzione.
Nelle aree più civilizzate del mondo le parole hanno
sostituito le spade e le ferite non sono corporali. Il business non consente
spargimenti di sangue.
Se ci deve essere uno scontro, questo deve essere
giocato lontano in terre già bruciate dal fuoco della guerra.
Il progresso ha fatto chiaramente capire che nelle
aree economicamente forti è inutile sopprimere fisicamente una persona: per
togliere il potere basta, infatti, più semplicemente screditare il potente; per
fare questo tutti i mezzi sono leciti.
Il Presidente guarda tutto questo insolito marasma
non riuscendo a capire come siano tanto sicuri di portare a termine il disegno
della sua defenestrazione con i soli classici voti che l'opposizione può
contare in seno al consiglio.
Crede, lui solo povero ingenuo, che la maggioranza
cui appartiene lo sostenga.
No, non lo avrebbero mai abbandonato.
Se ciò proprio doveva accadere, (dal momento che i politici ritengono
di essere irremovibili, una volta arrivati alla fatidica poltrona) le sue
dimissioni sarebbero state concordate prima.
Magari avrebbe potuto tenere un bel discorso di commiato, ringraziando
tutti per la collaborazione prestata, schernendosi degli ipotetici complimenti
per la sua preziosa attività svolta e naturalmente gli avrebbero offerto
un’altra poltrona perché l’Organizzazione non abbandona mai nessuno dei suoi
componenti.
Non ha
considerato il tapino che il gioco ha delle regole ben precise.
Chi arriva al
vertice deve rispettare precise direttive non scritte.
Non si devono
mai raggiungere situazioni di tensione con la gente che possano mettere in
forse l’autorevolezza dell’Organizzazione.
Bisogna
cercare a tutti i costi il consenso sociale.
Se ci sono dei
problemi, questi non possono essere risolti da soli, occorre cercare e trovare
scelte condivise con i vertici.
Adeguarsi come
bisce ad indicazioni, sapere fare marcia indietro, coinvolgere la stampa,
addolcire le notizie, rilasciare interviste, smentire, attaccare con durezza
chi tenta di minare la tua capacità di gestione.
Non è un gioco
semplice perché qui chi comanda non è il Presidente; chi comanda sono altri.
Il Presidente
deve solo fare finta di essere in grado di tenere sotto controllo la
situazione
Non importa se
non si raggiungono degli obiettivi, se si producono solo chiacchiere.
Bisogna
convincere che quella adottata è la migliorie soluzione possibile.
Il Presidente
non ha saputo essere convincente, ha creato un malcontento dilagante, ha perso
- invece di crearli - nuovi consensi, non è stato capace di sistemare nessun
boiardo, non si è tenuto cari i vecchi amici né se ne è fatti di nuovi, non ha
creato alcun investimento produttivo per l’Organizzazione.
Tutto quello
che doveva fare non lo ha fatto.
Ha cercato di
risolvere il problema magari seguendo gli indirizzi dell’Organizzazione che
spinge per una lotta ecologica, ma non ha saputo tradurla con efficacia o
sostituirla con abilità per ottenere i risultati che tutti si attendono.
Il Presidente
va, quindi, rimosso senza alcun indugio perché la sua sola presenza è giudicata
negativa.
Capitolo 25. Il nuovo presidente.
“No resta che far na nova votazion.”
suggerisce Politicante visto che il Presidente è stato sfiduciato.
Nelle file
della maggioranza i giochi sono presto fatti.
Tutti i
consiglieri dell’Organizzazione sanno che avrebbero preso le distanze dal
Presidente consentendo a Politicante il cambio della guardia.
Tutti attendono
la dichiarazione di voto.
Politicante
chiede la parola.
E’ lui che
causa il ribaltone.
“Me despiase caro Presidente” esordisce “ no se pol andar avanti cusì. Bisogna
trovar strade nove per dar risposte ai nostri amighi”.
Come è
possibile che Politicante, il leader
più autorevole dei rappresentanti dell’Organizzazione, sia proprio lui a
mettersi contro il Presidente che è un membro dell’Organizzazione?
I membri
dell’Opposizione cominciano a chiedersi se dietro di lui ci siano dei consensi.
Chi sono i seguaci
di Politicante?
Solo in quel
momento quei consiglieri capiscono che è stato tutto pianificato.
Si tratta di
un rimpasto interno dove tutto rimane come prima.
L’unica
eccezione è il Presidente che viene esautorato.
L’Organizzazione
può sempre costituire una valida maggioranza anche nel caso di suo voto contrario che peraltro non può mai
dare se vuole rimanere in qualche modo attaccato ai suoi amici di un tempo in
attesa di una stagione favorevole.
Politicante
ostenta troppa sicurezza.
L’Organizzazione
ha cambiato il suo leader lì al
Consorzio?
Nessuno si
stupisce di quanto sta accadendo, perché in politica non si può mai dire mai.
Tutto può
cambiare, non valgono valori assoluti ma solo relativi; le maggioranze possono
sciogliersi come neve al sole.
Basta una
leggera brezza per fare spostare i voti che contano da una parte all’altra;
solo i navigatori più esperti riescono a stare sempre a galla evitando il
rischio di affondare.
Politicante delinea la nuova maggioranza: sé
stessoi in funzione di presidente, Commendatore, che sarebbe diventato vice
presidente, Consenso, Virgineo, Speraindio.
L’Organizzazione mantiene saldamente il timone.
De Contrari, Falcidia, Naturista rimangono
all’opposizione, mentre all’ex
presidente non restano che le dimissioni senza clamore, se vuole essere
riciclato dall’Organizzazione in un altro consiglio, mantenendo le sue
prerogative che gli danno diritto ad una congrua indennità.
I giochi sono fatti e soprattutto il nuovo consiglio
è certo della sua stabilità.
Non bisogna cercare nessun altro per rafforzarla.
“No volemo inciuci con l’Opposizion!”
ribadisce con vigore Politicante che reclama una linea di azione lineare senza
commistione di ruoli.
In realtà non ci sono incarichi da dividere con
qualche altro che si voglia aggregare a sostegno del nuovo consiglio; con nuovi
ingressi si scombinerebbero gli equilibri e le mediazioni pesate col bilancino.
Quello che
conta è il consenso che sostiene Politicante.
Su questo si
può essere certi, perché lui, da navigatore esperto, ha legato i fedeli seguaci
con un patto di ferro.
Un successo
risicato ma che ha tutte le caratteristiche per durare perché il vincolo che
lega i suoi fautori si preannuncia duraturo.
Capitolo 26. Il giornale.
Una notizia
così merita di essere trattata nel migliore dei modi e Politicante sa come fare
per presentare le notizie che lo riguardano.
Il suo
attivismo è merce preziosa per il giornale locale che è sempre a corto di
novità da propinare ai suoi lettori.
La concorrenza
per vendere qualche copia in più con i giornali nazionali è durissima: se non
ci fosse Politicante a tenere viva l’attenzione, a stringere mani, a
partecipare a convegni, a promettere il suo interessamento per risolvere
problemi cosa ci sarebbe da scrivere? Quali foto si possono pubblicare se non
quelle che ritraggono i protagonisti della cronaca locale che si intrattengono
amabilmente con Politicante
D’altronde le
sue raccomandazioni hanno portato più di un suo seguace a fare parte della
redazione.
E’ quanto
basta per avere la sicurezza che la propria versione dei fatti sarà posta bene
in evidenza senza che altri possano permettersi di avere la prima pagina e che
qualche nemico sarà opportunamente oscurato.
Così
l’espulsione forzata del Presidente del Consorzio diviene un normale avvicendamento
voluto dalla maggioranza dei consiglieri cui, sembra, lo stesso Presidente
abbia dato il suo consenso.
La cocente
disfatta del Presidente è talmente addolcita che sembra quasi che sia stato lui
stesso a favorire il ricambio.
I motivi
sfuggono ma sicuramente per spirito di servizio deve darsi ad altri incarichi
più prestigiosi visto che è così soddisfatto.
Politicante
ama vincere ma non stravincere perché non c’è nulla di più pericoloso del
rancore dei perdenti che si vedono anche presi in giro per la loro sconfitta.
Quindi onore
alle armi e grandi celebrazioni per la precedente gestione.
L’importante è
che ci sia una bella foto di Politicante in prima pagina e che il suo nome sia
menzionato più volte in grassetto nell’articolo che lo riguarda.
Un particolare
che Politicante ama molto; ci vuole
veramente poco per accontentarlo.
Il cronista è
poi un portento perché riesce a scrivere un articolo a quattro colonne senza
farti capire come si sono svolti i fatti.
Tutti i
consiglieri sembrano contenti di come si è svolta l’elezione di Politicante.
Non risultano esservi state tensioni.
Sembra quasi
che il Presidente uscente abbia voluto favorire il ricambio per rendere più
efficace la lotta contro le mosche.
L’espulsione
seguita alla richiesta di dimissioni sembra quasi una promozione ad altro
incarico più prestigioso.
Si sa solo che
Politicante per spirito si servizio ha accolto questo nuovo incarico sperando
di potere essere utile ancora una volta alla sua città.
Il rapporto
con la stampa è fondamentale per mantenere una posizione di potere.
Politicante lo
sa bene.
Sa che bisogna
essere presenti, ma non ossessivi; conosce l’arte di accogliere le osservazioni
soprattutto quelle superficiali accettando di fare autocritica; è capace di
fare finta di ridere anche quando l’orgoglio ferito di chi vuole essere solo
osannato lo porta a tirare dei pugni sul tavolo.
D’altronde chi
si lancia in critiche non provate - ed è bene difficile documentarle se tutto è
blindato a dovere - rischia grosso soprattutto nel portafoglio perché le
querele per diffamazione costano moltissimo.
La sua
strategia consiste soprattutto nell’assecondare la ricerca di notizie fornendo
ogni sorta di informazione sui suoi spostamenti, sulle sue cene, sui suoi
incontri e sui suoi saluti.
Politicante
fornisce un numero così elevato di veline che mai nessuno può negargli il
favore di qualche piccola omissione su cose che a lui risultano sgradite.
Capitolo 27. Le commissioni.
I consiglieri
gli hanno assicurato un sostegno sicuro a questo esperimento tutt’altro che
nuovo, ma idoneo a consentire la governabilità a prescindere da altri
equilibri.
Politicante
ha trovato subito il modo di consolidare la nuova maggioranza del Consorzio con
l’istituzione di cinque commissioni con le quali tutti i consiglieri di
maggioranza sono accontentati.
Le
commissioni sono costituite da cinque membri di cui tre alla maggioranza quindi
il risultato finale è certo.
Politicante
non è poi così sprovveduto nel non riconoscere anche ai consiglieri di
minoranza i loro meriti purché non si mettano a contestare le sue decisioni.
Il
consigliere di minoranza capace di fare un’opposizione moderata, che consenta a
Politicante di gestire i suoi affari senza troppi problemi, può aspirare anche
ad essere vice presidente di una commissione.
Le commissioni trattano gli argomenti
più importanti per portare in consiglio delle proposte valide e tali da
orientare le future iniziative dell’ente.
Se una commissione esamina e approva le
iniziative del consiglio all’unanimità, la realizzazione del progetto è,
infatti, certa al cento per cento
Se l’approvazione è contrastata
dall’opposizione compatta, le percentuali di approvazione si abbassano
all’ottanta per cento perché Politicante è sostenuto da una maggioranza
risicata ma compatta.
Solo l’infame tradimento di un
consigliere dell’Organizzazione può impedire la regolare attività del Consorzio
L’abilità del presidente della
Commissione è quella di giungere rapidamente a soluzioni condivise per ridurre
i termini dei lavori del Consiglio ed evitare che la discussione prolunghi
troppo i tempi di approvazione.
La scelta del presidente deve essere,
quindi, rapportata all’importanza della Commissione.
Virgineo
è preposto alla Commissione Informatizzazione.
Che
nei piani di Politicante ha un effetto limitato solo rapportato all’attività
interna dell’ente.
La
Commissione Personale e Consulenze ha come presidente Consenso.
Chi
meglio di lui può spingere per ottenere il massimo delle assunzioni possibili?
Chi
può realizzare una atmosfera favorevole attorno al consorzio con un metodo
esagerato di ricorso a consulenze?
L’attribuzione
di consulenze è una delle attività più importanti perché serve a creare il
consenso.
Tutti
i membri dell’Organizzazione sono i probabili candidati, ma devono avere un
particolare appoggio perché la fila dei clientes
è lunga ed il percorso è ad ostacoli.
Mica
si possono dare incarichi a tutti!
Quasi
impossibile è l’attribuzione di consulenze ai membri dell’Opposizione
soprattutto per quelli che ragionano esclusivamente con la propria testa.
Sono
i soggetti più imprevedibili: non si sa mai se obbediscono alle consegne
ricevute e possono arrivare a conclusioni non gradite.
La Commissione
Concorsi è quella più delicata. Ai componenti sono richieste doti di grande
mediazione per non scontentare nessuno nelle assunzioni.
Non
bisogna eliminare tutti i concorrenti più preparati, ma neppure escludere
quelli troppo segnalati.
Anzi
bisogna privilegiare costoro ma con giudizio senza trascurare dosaggi e
influenze.
La Commissione
è attribuita a Sperandio.
Lui è il più
vicino a Commendatore e ha nel bilancino del farmacista lo strumento di misura
preferito.
La
Commissione Appalti è affidata a Commendatore.
Il
più sicuro e fidato di tutti nel pilotare e dirigere ogni gara.
Il
più preparato sotto il profilo giuridico.
Conoscitore
di tutti i cavilli capace di invalidare più volte una gara di appalto per vizi
formali che lui stesso ha contribuito a costruire.
Se
l’appalto è vinto da una ditta non gradita risulta abbastanza facile denunciare
la regolarità della gara da parte del concorrente escluso.
Dove
si è visto mai che un concorrente gradito all’Organizzazione non debba riuscire
nell’intento di risultare aggiudicatario della gara?
E’
un affronto personale a Politicante che in ogni caso si paga.
I
controlli si fanno stringenti e nulla è concesso fino a che il concorrente
improvvido non si ritiri.
La
Commissione più ricercata è quella degli Affari Generali.
La
Commissione si occupa di tutto quello che viene in mente a Politicante che ne è
il Presidente
Sono
soprattutto i problemi più insignificanti che nelle mani dei commissari
diventano i più importanti.
I
viaggi di studio e di pubbliche relazioni sono le attività più amante dai
consiglieri.
La
Commissione ha il compito di selezionare i convegni dai temi più diversi purché
si tengano in località alla moda lontane.
“Cosa xe el progreso se non la posibilità de
confrontarse co tuti.” Politicante è semplicemente ineffabile quando parla
dell’attività della Commissione.
Alberghi
da sogno, conventions da favola.
Tutto a spese del Consorzio e senza alcun impegno di dare un sia pur minimo
apporto all’attività di quest’ultimo.
Politicante
quando parla dei viaggi di studio non si stanca mai di evidenziare l’enorme
sacrificio di rimanere una settimana in India a vedere come si combattono gli
insetti nella Isola di Cylon o come si affrontano le mosche ai Caraibi.
I
Caraibi gli sono piaciuti moltissimo, vuole a tutti i costi aprire una sede del
Consorzio a Santo Domingo.
Viene
a forza trattenuto da Commendatore che ritiene l’iniziativa poco opportuna e
soggetta ad inevitabili critiche.
Tutta
colpa dei soliti invidiosi che non capiscono che chi si occupa degli altri per
spirito di servizio deve avere qualche momento di riposo ogni tanto!
I
consiglieri tornano abbronzatissimi, ma informati su tutto, da quei viaggi
preziosi per la loro formazione.
Su
queste iniziative sono tutti d’accordo: sia i membri dell’Organizzazione sia
quelli dell’Opposizione. Tutti partecipano con lo stesso identico entusiasmo
Nonostante
il dissenso del Pattona che pensa solo a guadagnare dei soldi e non capisce
come si possa perdere del tempo ad andare ad inutili convegni, l’attività della
commissione è sempre intensa. L’attività che Pattona tiene soprattutto sotto
controllo è quella della Commissione appalti ed in questo caso l’accordo è
rispettato in pieno.
Capitolo 28. L’organizzazione.
“Bisogna darse un’organizasion che tegna bota
ala emergenza” tuona Politicante.
Bisogna
dare subito un segnale di attivismo.
E’
necessario agire con tempestività, le decisioni devono essere prese subito
dimostrare a tutti che è in grado di dare una risposta urgente ai problemi..
“Ma xe robe complicate a volte no se pol
decidere subito” azzarda il dott. Bianco nei rari momenti in cui si trova a
cospetto del grande capo.
Tentare
di fermare Politicante vuol dire intralciare la sua strada.
E’
una delle cose che lo fa andare in bestia perché chi comanda è lui ed i
sottoposti devono solo eseguire.
L’esclusione del malcapitato da ogni fase
decisionale è istantanea.
L’urgenza,
infatti, è la molla di tutti gli affari di Politicante, quella che consente di
accorciare ogni rispetto per le procedure amministrative, che permette di
trovare, magari in sanatoria, i finanziamenti e fa fare bella figura con gli elettori.
“Politicante ghe xe e subito” questo è il
suo motto: lo slogan vincente
I
sostenitori hanno bisogno di essere accontentati subito. Le assunzioni negli
enti pubblici i finanziamenti per una politica di grandi opere pubbliche,
spesso di nessuna utilità, sono le promesse più facili da mantenere.
L’urgenza
è di per sé sola la giustificazione alla necessità di avere più collaboratori.
Basta
ottenere più finanziamenti al Consorzio per mettere in campo un imponente piano
di assunzioni.
Ad
esempio è un’urgenza la informatizzazione di ogni attività del Consorzio.
Con un piano
faraonico approvato in un battere baleno da tutti fuorché dal precedente
Presidente il personale è raddoppiato.
“Ma cosa serve l’informatisazion per combater le
mosche?” chiede il vecchio timoniere.
Si vede
proprio che non ha capito nulla, è ancora ancorato alla stupida credenza che
l’urgenza debba essere incardinata verso un bilancio normale di utilizzo delle
risorse.
Per lui i
bilanci devono essere rigidamente in pareggio e si devono finanziare solo le
attività necessarie.
Non coglie la
differenza che esiste tra un’impresa ed un ente pubblico. L’impresa deve fare
utili, mentre l’ente pubblico deve dare lavoro.
Non è
necessario che l’ente pubblico garantisca la realizzazione di opere o servizi;
l’importante è che realizzi una grande politica di assunzioni.
Lui pensa
sempre ai bilanci e alla necessità di avere sempre una copertura preventiva.
Bisogna invece decidere tempestivamente poi qualche santo provvederà.
Per finanziare
questa politica della piena occupazione si può e anzi si deve andare anche in
rosso..
Il dott.
Bianco non capisce che dare lavoro è un’attività utile e soprattutto che il
consenso si forma principalmente promettendo assunzioni.
A tutte le
componenti del consiglio è stata garantita una quota per rispetto della par condicio e soprattutto per non
creare già subito contrasti ad una gestione che deve filare il più possibile
senza intoppi.
A tutti deve
essere data la propria possibilità di fare bella figura nei confronti degli
elettori coll’unico rispetto del principio della rappresentanza chi più conta
numericamente deve potere assumere di più.
A
garantire il rispetto di questo principio deve provvedere Sperandio, il
presidente della Commissione concorsi, dopo che Consenso nella sua qualità di
presidente della Commissione personale ha fissato il numero dei posti di lavoro.
Il ruolo di
Consenso è delicatissimo perché sulla scorta delle segnalazioni ricevute deve
procedere alle assunzioni, cercando di non superare i limiti previsti dal
numero complessivo concordato e, soprattutto, non scontentando nessuno.
Il problema
però non è così semplice perché i sostenitori non si accontentano di un posto
qualsiasi.
No! Vogliono
restare in un ufficio perché gli incarichi che comportano uscite non sono molto
graditi. Poi con tutte quelle mosche in giro!!
“No so miga matto! No go voia de andar a
magnar mosche fora da l’uficio” ripetono incessantemente gli aspiranti ai
posti messi a disposizione.
“Ma cosa combina la Comision informatisazion?
Cosa fa Virgineo?” le domande di Politicante esigono delle pronte risposte.
La
riunione della commissione è tempestiva.
Il
contributo di Commendatore è stato fondamentale.
E’
lui che ha suggerito a Virgineo un piano gigantesco pronto a dotare ogni
ufficio di computer con il relativo
personale che sia in grado di mettere in memoria ogni insetto e ogni suo
spostamento!
E’
stato dato a tutti un lavoro qualificato, non un’occupazione qualsiasi.
Tutti
sono contenti soprattutto chi è stato destinato all’ufficio stampa e pubbliche
relazioni.
Quello
è l’ufficio più ambito perché consente la massima libertà di movimento e
richiede il minimo sforzo e poi ci sono le cene, gli incontri di lavoro in
città e soprattutto fuori, con trasferte interessanti: per un incontro di
lavoro si può stare fuori dall’ufficio il più possibile.
E’
un trionfo! Mai il Consorzio ha assunto così tante persone in una volta sola!
Mai
tanti soldi sono arrivati in così poco tempo a sostenere i progetti dell’ente!
La
nuova presidenza ha portato all’attenzione di tutti l’operato dell’ente.
I
finanziamenti sono stati promessi, si tratta solo di aspettare che arrivino.
L’informatizzazione
e la nuova struttura burocratica ha posto l’ente finalmente a passo con i
tempi.
Sono
diminuiti gli addetti al controllo esterno e quella minima attività di igiene
che può contenere il moltiplicarsi delle mosche.
Capitolo 29.
L’ufficio.
La Presidenza del Consorzio ha dato modo a
Politicante di compiere un salto di qualità.
Quella vittoria lo ha reso più sicuro, più
determinato. Il successo lo galvanizza lo fa sentire invincibile sente che il
suo ruolo nell’Organizzazione è destinato ad essere determinante: può osare in
grande.
La prima riunione ha dato l’occasione per una
richiesta di aggiornamenti dei compensi all’intero consiglio.
“Per far le
robe ben” ha esordito Politicante “bisogna
pagar i professionisti dell’aministrazion.”
Il consiglio ha approvato. Il dott. Rossi ha
verbalizzato.
Lui è veramente un professionista
dell’amministrazione.
E’ riuscito a far fuori il
vecchio consiglio convincendo tutti della bontà delle sue scelte confuse ed
illogiche. Tutti pendono dalle sue promesse che fanno dimenticare anche le
peggiori alchimie.
Lui è veramente un professionista
dell’amministrazione.
“Bisogna promettere
sempre.. poi si vedrà; se no ti prometi in politica ti se finio.” Spiega
Politicante al Dott. Rossi che acconsente allargando le braccia con un gesto di
piena fiducia nel suo nume tutelare: “No
se pol far altro Presidente.”
Si è concesso un ufficio nuovo in un palazzo in
centro.
Un palazzo in centro con un gran portale ed un
odoroso giardino che dà subito idea della potenza dei residenti in quella
reggia.
L’arredamento è stato scelto personalmente da
Politicante. Ha preteso solo mobili Luigi XIV tavolo e poltrona maestosa per
lui e sedie in stile, ma sicuramente meno importanti, per gli altri ammessi
alla sua presenza.
Non manca una specchiera dorata dove potersi
ammirare e congratularsi con sé stesso per i risultati ottenuti
“Chi abita qua”
dice compiaciuto ai suoi collaboratori “pol
prometar qualunque cosa che tuti ghe crede.”
C’è fin dal primo giorno di apertura una schiera di
questuanti che affollano l’anticamera.
Tutte le categorie sociali, tutti i suoi
concittadini dai più umili a i più potenti , anche i religiosi, fanno
pazientemente la coda per essere ricevuti.
Non c’è richiesta di assunzione, di finanziamento
agevolato o a fondo perduto o pratica di pensione che Politicante non ascolti e
non annoti accuratamente nelle sue schede che sono la sua forza.
Le aveva anche prima ma ora lo schedario diventa
sempre più voluminoso.
E’ la forza della politica la schedatura degli
iscritti e dei simpatizzanti.
Le schede sono come il
portafoglio ordini di un'azienda: sono la promessa del futuro successo alle
prossime iniziative politiche.
“El consenso
se ciapa cusì” spiega trionfale Politicante al dott. Rossi.
Più schede uno ha e più sono i voti che,
all’occorrenza, si possono mettere sulla bilancia nelle trattative più
importanti in seno all’Organizzazione per avere più potere nell’organigramma
della politica.
Politicante le ripone accuratamente nell’armadio
ottocento con quattro ante che mostrano una bella fiammata di noce.
E’ stato un lusso che si è concesso dopo avere
affittato l’ufficio nuovo. E’ il segno che è cambiato qualcosa sostanzialmente
nella sua vita politica.
Nessuno esce scontento dai suoi appuntamenti.
Politicante sa ascoltare, sa promettere e
soprattutto sa intervenire al momento opportuno.
I suoi collegamenti con il centro funzionano.
La sua segreteria è perfetta come quella di un
manager di una grande industria.
I suoi intereventi non costano nulla per le
raccomandazioni normali: è il santo protettore dei poveri cristi.
Per le pratiche più importanti, invece, c’è un
contributo del 5% dell’affare. Se si vuole realizzare un intervento edilizio e
vi è un ostacolo basta un contributo è il gioco è fatto, tutto si appiana, le
difficoltà spariscono, le attese sono solo un ricordo; se si vuole ottenere un
finanziamento basta corrispondere il 5% e subito arriva il contributo e non
servono più garanzie, documentazioni integrative, noiose fideiussioni.
Le banche fanno a gara per aprirti delle linee di
credito
Capitolo 30.
Il grande intrigo.
La crescente ambizione di Politicante richiede la
necessaria espansione del Consorzio. L’ente non è più in grado di assorbire le
richieste di assunzioni che i clientes
tutti i giorni gli sottopongono.
Occorre inventare una maggiore richiesta di servizi
pubblici per creare occupazione.
Ogni emergenza deve diventare occasione di
impiego.
Naturalmente le attività da svolgere devono essere
le più elementari e poco faticose per essere appetite dalla folla che tutti i
giorni gravita nell’ufficio di Politicante.
L’economia reale che crea beni e servizi viene
affiancata dall’economia dei servizi fittizi, retta sulle sovvenzioni.
Non è semplice creare un intrigo immaginario
inesistente.
Innanzitutto occorre non avere alcuno scrupolo.
Bisogna essere megalomani per credere che un impero possa reggersi su
fondamenta di carta e sprovveduti per ritenersi dei manager nel creare strutture prive di un reale utilità che
abbisognano di continue iniezioni di fondi.
Il compenso è il ringraziamento degli adulatori che
per uno stipendio fisso venderebbero l’anima al diavolo.
Il gioco ha radici antiche e Politicante lo sa bene.
“Al Popolo
bisogna darghe panem et circenses”
Non erano gli stessi Romani che garantivano al
popolino pane e giochi del circo, per ingraziarselo?
Lui ha solo aggiornato la formula dando
al popolo dei suoi elettori la possibilità di campare senza ingegnarsi molto.
Bisogna essere incoscienti per pensare che il
meccanismo possa reggere all’infinito.
Finché il gioco funziona c’è, però, il potere che dà
la sensazione più inebriante.
Tutti ti considerano un essere speciale.
Tutti ti ossequiano e fanno a gara per mostrarsi
disposti ad esaudire ogni tuo desiderio.
Se si vuol essere il nuovo amministratore vi è la
necessità di trovare il meccanismo perfetto, la formula che consenta di gestire
al meglio l’occupazione per lavori inesistenti.
Appesantire gli organici non è così semplice.
Le attività devono essere elementari e se c’è
bisogno di tecnici specialisti nella disinfestazione si possono benissimo
assumere addetti stampa e alle pubbliche relazioni o addetti alla pulizia delle
aiuole
L’importante è riuscire a soddisfare le esigenze dei
possibili elettori.
Non bisogna porsi troppi problemi ed in questo
Politicante è un maestro.
La
presidenza della Commissione informatizzazione attribuita a Virgineo è stata un
vero colpo di genio.
Virgineo,
infatti, crede in maniera esagerata alla informatizzazione: per lui non è uno
strumento per rendere più semplice il lavoro ma è proprio una filosofia di vita
secondo la quale la informatizzazione è la panacea di tutti i mali.
Chi
meglio di lui che ci crede può essere il presidente della Commissione?
Chi
può spingere in maniera esagerata lo sforzo di elaborare elettronicamente i
dati in possesso del Consorzio?
Gli
occhi di Politicante brillano di gioia quando Virgineo gli comunica che il suo
piano di assunzioni per dotare il consorzio del più moderno e completo ufficio
è passato all’unanimità compresi i finanziamenti per le attrezzature
necessarie.
La
parola modernizzazione ha un effetto magico: nessuno si sente in diritto di
combatterla.
Il
piano e smisurato prevede postazioni di rilevamento e monitoraggi continui.
Il
flusso di dati da gestire da parte del consorzio, per dare il maggior numero di
informazioni, è enorme.
Nessuno
si è posto la questione se in concreto il rilevamento consenta di combattere il
flagello delle mosche perché i problemi non si possono risolvere tutti in un
colpo solo!
Poi
cosa ci sarebbe da fare?
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