una sentenza del Tribunale di Milano estate 2012 descrive una vicenda singolare sia per il bene occupato (un terreno, poi trasformato in parco pubblico, con gli alberi, i sentieri e le giostre per i bambini), sia per l'identità dell'«occupante»: ad appropriarsi di quell'area senza averne diritto è stato il Comune di Milano.
I tecnici della ragioneria hanno dovuto segnare nella colonna «uscite» del bilancio comunale la somma di 245.476,26 euro per risarcimento e interessi .
Un fax (datato 2005) in cui il «Settore parchi e giardini» del Comune dice di aver preso in carico l'area nel 1995: in questo caso i vent'anni che garantiscono l'usucapione non sarebbero affatto trascorsi.
È questa la ricostruzione che viene accettata dai giudici.
Se pure il vecchio piano regolatore del 1980 destinava quella zona a «usi pubblici», in seguito il Comune non si è mai preoccupato di stabilire una qualche forma di esproprio o di contratto con le proprietarie: ha semplicemente recintato, messo i giochi per bambini e punto (bisogna riconoscere che all'epoca il terreno era abbandonato a una totale incuria).
Alla fine il Tribunale accerta così «l'intervenuta occupazione usurpativa», ma dato che la destinazione pubblica è ormai definitiva, il terreno non può essere restituito alle due sorelle. Il Comune viene quindi condannato al risarcimento (che varrà anche come acquisto dell'area), e al pagamento di tutte le spese processuali e per le perizie.
C'è un dirigente comunale responsabile?
Questo signore ha incassato i premi di produttività?
Scoprirlo è facile basta guardare chi era il responsabile del procedimento che volutamente ha ignorato le leggi dello Stato.
Che dice la Corte dei Conti, ne è stata informata?
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