Banche. MPS. Elenco debitori aggiornamento
Tra i protagonisti della lista
debitori MPS, come ha ricostruito Il Sole24Ore, figura sicuramente la
famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia. Emblematica per dimensioni e per quel
ruolo innaturale che ha svolto Mps.
La Sorgenia si è indebitata per
1,8 miliardi con il sistema bancario. La sola Mps, chissà come, si è caricata
di ben un terzo di quel fardello. Seicento milioni erano appannaggio del solo
istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente rispetto al pool di 15
istituti che avevano finanziato la società elettrica finita a gambe all’aria. I
De Benedetti capita l’antifona della crisi irreversibile non si sono resi
disponibili a ricapitalizzare come da richiesta delle banche. Alla fine il
«pacco» Sorgenia è finito tutto in mano alle banche che hanno convertito
l'esposizione creditizia in azioni. E Mps si ritrova ora azionista della Nuova
Sorgenia con il 17% del capitale. Per rientrare dal credito prima o poi,
occorrerà risanare la società e venderla. Oggi Sorgenia è tra gli incagli di
Mps. Non solo, nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni
di euro.
Luigi Zunino. L’ex immobiliarista
rampante cumulò debito con il sistema bancario per 3 miliardi. Tuttora la sua
ex Risanamento è inadempiente con Mps che ha, sempre nel 2015, svalutato titoli
in portafoglio per 11,6 milioni. Tra i grandi incagli di Siena ecco spuntare
anche un altro nome di spicco.
Gianni Punzo azionista di peso di
Ntv e patron e ideatore dell’interporto di Nola, la grande infrastruttura
logistica del meridione. Da tempo la Cisfi, la finanziaria che sta in cima
al complesso reticolo societario è in affanno per l’ingente peso debitorio.
Anche qui le banche Mps in testa hanno convertito parte dei prestiti in azioni.
Mps è oggi il primo socio della Cisfi sopra il 7% (con Punzo al 6,1%). Anche la
Cisfi Spa che recepisce la crisi dell’interporto di Nola è un incaglio per
Mps che ha titoli in pegno svalutati anch’essi per 11 milioni a fine del 2015.
BTp, il general contractor della
ditta Bartolomei-Fusi, che aveva in Verdini un grande sponsor. Dal dissesto del
contractor delle grandi opere toscano è rinata la Fenice Holding. Anche
qui Mps se la ritrova in portafoglio in virtù dei prestiti non ripagati.
Statuto ha visto pignorato il suo
Danieli di Venezia su cui Mps (con altri) aveva ingenti finanziamenti.
I Mezzaroma che hanno portato i
loro guai in casa Mps.
I Ligresti col disastroso
progetto immobiliare abortito di Casalboccone a Roma che vede Mps azionista (in
cambio dei crediti non pagati) con il 22% del capitale.
Il capitolo Coop vede Mps
protagonista della ristrutturazione del debito di Unieco.
Cordea Savills e il suo fondo
immobiliare, finanziato con eccessiva leva da Mps, che aveva in portafoglio gli
ex-immobili del fondo dei pensionati Comit.
Est Capital, società finita in
liquidazione, gestiva il progetto del Lido di Venezia. ilsole24ore.com/2017-01-10.
Massimo Mezzaroma cinquantina di
milioni per la scalata a debito al Siena calcio, fallito un anno fa.
Antonio Muto, accusato di legami
con la ‘ndrangheta ma assolto nel filone principale dell’indagine perché il
fatto non sussiste, aveva ottenuto 27 milioni da Mps nel 2011 per costruire su
un’area di 21mila metri quadrati in piena città di Mantova.
Il Comune di Colle Val D’Elsa
attraverso la controllata Newcolle, poi fallita aveva ottenuto 20 milioni
destinati a un progetto immobiliare. Solo che la Newcolle è partecipata al 49%
dal Monte. Un imbarazzante intreccio: Mps per far valere i suoi diritti di
creditore dovrebbe danneggiare se stesso.
La Valorizzazioni Immobiliari
(Vim) è andata anche peggio: 166 milioni di perdita negli ultimi tre bilanci.
Era del Monte fino al 2008, gestiva un pacchetto di immobili non strumentali.
Quell’anno fu venduta alla coppia Lehman Brothers-Sansedoni (Fondazione Mps)
che pagarono con i soldi prestati dal Monte. Poi il mercato immobiliare è
crollato e Lehman pure. Vim ora è in liquidazione e invece di essere un
problema della Fondazione è attaccata all’ossigeno della banca che l’aveva
venduta. Ma lasciandoci dentro 150 milioni di crediti. corriere.it/2017.1.10.
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