CE. Euro
Bisogna coniare Eurino ed Eurone
per correggere il peccato originale che la moneta unica porta con sè dalla
nascita.
Ovvero un regime di cambi fissi
la cui rigidità, non essendo tollerabile dai Paesi più deboli, ha generato
mostri come l'austerity e accelerato il processo di deflazione salariale innescato dalla globalizzazione.
Se la lira, il fiorino o la
peseta non fossero state rottamate in nome di un'unione di facciata, l'onda
d'urto della globalizzazione sarebbe stata attenuata da quella che l'ex
consigliere di Bill Clinton chiama «magia del mercato libero» e che potremmo
tranquillamente tradurre con «svalutazione competitiva».
Una disciplina che l'Italia ha
sempre praticato in passato con lo stesso slancio di un saltatore con l'asta.
Così non è stato, e l'assenza di
paracadute come un'autorità politica economica unica, un sistema bancario
unificato e una mutualizzazione del debito (una bestemmia, per i tedeschi)
rende indifferibile la divisione.
Il break-up immaginato da
Stiglitz non ha nulla di traumatico: assomiglia a quelle separazioni
consensuali cui spesso marito e moglie arrivano per accertata consunzione del
rapporto. Insomma: dirsi addio, ma senza rancore.
Non semplice, alla luce degli
atteggiamenti sempre meno solidaristici e sempre più divisivi cui ci ha
abituato Eurolandia.
Non agire sarebbe però molto
peggio, teorizza Stiglitz, che all'argomento ha dedicato un intero libro il cui
titolo «L'euro e la sua minaccia al
futuro dell'Europa» è già un programma.
Spiega il professore: «È
importante che ci sia una transizione fuori dall'euro, con un divorzio
amichevole, possibilmente raggiungibile con un passaggio a un sistema di euro
flessibile, con un'area più forte del Nord e una più debole del Sud. Non sarà
facile, chiaramente».
C'è infatti da rimuovere il
macigno della gestione dei debiti. La soluzione prospettata è la
ridenominazione di «tutti i debiti in euro in debiti dell'area meridionale».
D'altra parte, sottolinea il
premio Nobel, bisogna prendere atto dell'impossibilità di far coesistere
l'efficienza teutonica con il genio e la sregolatezza latine. Quindi, resta sul
campo una sola opzione: l'introduzione in Europa di una serie A e di una serie
B delle monete. ilgiornale.it.18.8.2016.
È davvero l’euro la causa
principale dei nostri guai?
Che cosa succederebbe se l’Italia
decidesse di uscirne?
Che avverrebbe dei nostri
risparmi, del nostro conto corrente, del mutuo per la casa?
La prevedibile svalutazione
della rinata lira, oltre a favorire il nostro export,
provocherebbe inflazione?
La benzina aumenterebbe a
dismisura?
Senza i vincoli europei, dovremo
rassegnarci ai nostri mali storici, spesa pubblica e debito fuori
controllo?
Non dovremmo piuttosto
concentrarci sulle riforme per rendere la nostra economia più competitiva
piuttosto che imboccare la scorciatoia dell’addio all’euro?
Sono solo alcune delle domande
che tutti si fanno quando si prospetta l’ipotesi di uscire dall’euro.
Quesiti che sono stati messi
nero su bianco dall’economista dell’Università Cattolica di Milano
Claudio Borghi in un agile volumetto, che ha la postfazione del
leader della Lega Nord Matteo Salvini, uno dei più convinti sostenitori
dell’addio all’euro.
Il libro, titolato
Basta euro. 31 domande, 31 risposte. liberoquotidiano.it.21.2.2014.
In realtà, dietro alle piccole
novità della vita quotidiana, c'è nell’introduzione della moneta unica un'innovazione
di portata storica: 350 milioni di persone che (pur governati da undici diversi
governi) avranno dal primo gennaio 1999 la stessa moneta.
Una semplificazione enorme nei
commerci e nei traffici fra tutti questi paesi e il resto del mondo. Ma,
soprattutto, un modo per legare insieme i destini di questi 350 milioni di
persone.
Come sottoprodotto, di questa
rivoluzione, avremo la scomparsa, la cancellazione, la distruzione fisica,
della lira.
Un evento che meriterebbe
celebrazioni particolari perché la lira, l'esistenza di una moneta nazionale
italiana, è stato lo strumento attraverso il quale negli ultimi vent'anni o più
sono stati compiuti dalla politica enormi delitti contro gli italiani
(svalutazioni, inflazione, spese pazze, disordine nel bilancio pubblico).
Non arrivo a dire che, senza la
lira, forse oggi non avremmo tre milioni di disoccupati, ma certo saremmo nel
complesso un paese molto migliore.
Quindi, quando il primo gennaio
1999, la lira avrà cominciato a morire, non ci dovrebbe essere motivo di
commozione, piuttosto di alzare il bicchiere, e dare un bacio alla signora o
alla fidanzata. repubblica.it/ 31.12.1998.
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