Interno. Immigrazione. Spese
legali
La giustizia non riesce a far
fronte all’accoglienza, ma parlare di emergenza profughi nei
tribunali è statisticamente sbagliato: sono meno di 100mila i ricorsi per
richieste di asilo pendenti rispetto a un arretrato civile che conta circa 3,8
milioni di procedimenti in attesa. Su mille cause solo tre sono legate al
tema migranti. In 4 anni (2013-2016) le domande di accoglienza presentate sono
state 297.646, ben 222.123 quelle esaminate. L’Italia, dopo la Germania, è il
secondo Paese europeo per numero di pratiche esaminate. La durata per accertare
lo status di rifugiato è per legge di sei mesi – 163 giorni la media nel 2016
-, quella di un processo civile è di poco inferiore ai tre anni, 375 giorni
solo per il primo grado. L’incrocio dei dati ufficiali, elaborato dall’Adnkronos,
restituisce numeri che sembrerebbero contraddire gli allarmi lanciati dai
diversi tribunali lungo la Penisola. Ma le crisi internazionali in atto
allarmano e aumentano il carico dei giudici civili. Secondo i dati
del ministero della Giustizia, nel 2016 in tribunale a Milano, il numero
di iscrizioni mensili è pari a 400, tendenzialmente si potrebbe arrivare a
4.800 procedimenti a fine anno; 350 la cifra a Torino che porterebbe la somma
annua a 4.200. Il 2015 ha segnato nelle corti d’appello di Catania e Ancona
+300%; lo stesso anno il tribunale di Roma ha registrato almeno 2.700 nuovi
procedimenti. Lo straniero in attesa di giustizia – e dei suoi tre gradi
di giudizio – può restare in Italia.
Il ministro della Giustizia,
Andrea Orlando, pensa di intervenire con una riforma legislativa per
scongiurare “un alto accumulo di pendenze”. Il rischio che le cancellerie
dei tribunali siano ingolfate da ricorsi fotocopia è reale – la richiesta
di asilo ora è possibile anche nella regione di accoglienza e non solo di
sbarco – ma il recente decreto legge in materia potrebbe alimentare le
preoccupazioni di chi vede in questa scelta possibili ripercussioni sulla
tutela dell’immigrato. Se quattro gradi di giudizio potrebbero sembrare
eccessivi, non è chiaro ad alcuni perché il taglio non potrebbe riguardare
altre pendenze civili ben più numerose, come le liti condominiali o
l’impugnazione delle multe. Chi si scaglia contro il numero basso di
riconoscimenti per lo status di rifugiato dovrebbe guardare bene le statistiche. Le
percentuali di chi ha diritto all’asilo sfiorano il 100% per quattro diversi
Stati: Siria (98% su 960 richieste, di cui 92% status di rifugiato), Somalia
(97% su 1.254, 76% protezione sussidiaria), Iraq (97% su 777 richieste) e
Afghanistan (97% su 3.609, 87% protezione sussidiaria), secondo i dati 2016
(fino al 4 novembre) della Commissione nazionale per il diritto di asilo.
Numeri oltre la media anche per i cittadini di Iran (85%), Turchia (84%) ed
Eritrea (78%). Su 27 Paesi principali da cui provengono le richieste ben 11
raggiungono la soglia del 50% di risposte positive. Chi non ottiene lo status
ha a disposizione, oltre al livello prefettizio, la giustizia ordinaria che
impegna diversi giudici e ha costi finanziari. Le spese per il gratuito patrocinio,
garantite dallo Stato agli indigenti, vengono sempre più assorbite dalle
esigenze di giustizia degli stranieri. Il peso delle domande di gratuito
patrocinio nel settore civile è raddoppiato tra il 2015 e il 2016 secondo i
dati dell’Ordine degli avvocati di Milano, città tra i maggiori hub
dell’immigrazione. Su 8.788 istanze di ammissione al patrocinio a spese dello
Stato presentate nel 2016 (+42,4% in un anno), il 50,1% riguardano ricorsi di
immigrati contro il no alla protezione internazionale. L’80% di tali ricorsi è
patrocinato da non più di 70 avvocati, sia del foro di Milano sia di altri
ordini del distretto, una dozzina dei quali superano il centinaio di ricorsi. Secondo
alcuni, si nasconde un business per alcuni avvocati, quasi sempre gli stessi.
Il guadagno è di 900 euro per ogni grado di giudizio (rari i ricorsi in
Cassazione), che in genere si conclude in una sola udienza.secoloditalia.it24.2.2017.
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