AZIONI
E DOMANDE
1 Le azioni. L’azione di annullamento.
Il processo
amministrativo risulta caratterizzato dal primato dell’interesse pubblico ed il
privato ha una posizione giuridica
limitata al controllo della legittimità dell’esercizio del potere da parte
della pubblica amministrazione. La dottrina ha contribuito a superare la
limitazione del contenuto dell’azione del privato di fronte alla pubblica
amministrazione assicurando una tutela
sempre più piena ed efficace . il legislatore ha, quindi, progressivamente
aumentato le azioni a tutela del ricorrente. A fronte all’azione costitutiva di
annullamento si è configurata l’azione di condanna e l’azione di accertamento
in particolare contro il silenzio dell’amministrazione oltre alle azioni sommarie , cautelari e
esecutive. L. R. PERFETTI, Corso di
diritto amministrativo,2006, 487. L’art.
29, D.L.vo 2 luglio 2010,
n.104, cod.
proc. amm., disciplina l’azione di annullamento nei confronti
dell’atto amministrativo illegittimo riproponendo i
classici vizi di illegittimità: per violazione di legge, incompetenza ed
eccesso di potere.
L’azione si deve proporre nel termine di decadenza di sessanta
giorni.
La giurisprudenza ha precisato che i
terzi, che ritengano di essere pregiudicati dall'effettuazione di una attività
edilizia assentita in modo implicito, possono agire innanzi al giudice amministrativo per
chiedere l'annullamento del
titolo abilitativo formatosi per il decorso del termine fissato dalla legge
entro cui l'Amministrazione può impedire gli effetti della d.i.a. Consiglio Stato , sez. IV, 13
gennaio 2010, n. 72.
2 L’azione di condanna al risarcimento del danno.
L’art. 30, D.L.vo cod. proc. amm., dispone che l'azione
di condanna al risarcimento del danno può essere proposta contestualmente ad
altra azione o, nei soli casi di giurisdizione esclusiva, anche in via
autonoma.
La
giurisprudenza ritiene necessaria ai fini dell'ammissibilità dell'azione di risarcimento
danni proposta dinanzi al giudice amministrativo, l'accertamento
dell'illegittimità del provvedimento, dal quale deriva la lesione in capo al
soggetto titolare dell'interesse legittimo, costituisce presupposto necessario
affinché si configuri una responsabilità dell'apparato amministrativo
procedente.
L'interessato deve fornire la prova
dell'esistenza di un danno e del nesso di causalità diretta tra l'evento
dannoso e l'operato dell'Amministrazione .
L'imputazione dell'elemento dannoso a
titolo di dolo o colpa della Pubblica amministrazione è da ritenersi
sussistente nell'ipotesi in cui l'adozione della determinazione illegittima,
che apporti lesione all'interesse del soggetto, si sia verificata in violazione
delle regole di imparzialità, di correttezza e di buona amministrazione ovvero
quando l'azione dell'Amministrazione sia caratterizzata da negligenza
nell'interpretare ed applicare la vigente normativa. Consiglio Stato , sez. V, 22 febbraio 2010, n. 1038
Può
essere chiesta la condanna al risarcimento del danno ingiusto di natura
patrimoniale derivante dall'illegittimo esercizio dell'attività amministrativa
o dal mancato esercizio di quella obbligatoria. Nei casi di giurisdizione
esclusiva può altresì essere chiesto il risarcimento del danno da lesione di
diritti soggettivi . Sussistendo i presupposti previsti dall'articolo 2058 del
codice civile, può essere chiesto il risarcimento del danno in forma
specifica.
L’art.
30, D.L.vo cod. proc. amm., fissa
un termine di decadenza per la proposizione dell’azione di risarcimento per
lesione di interessi legittimi.
Essa
deve essere proposta entro il termine di decadenza di centoventi giorni
decorrente dal giorno in cui il fatto si è verificato ovvero dalla conoscenza
del provvedimento se il danno deriva direttamente da questo.
La dottrina nota
come il legislatore delegato tenti di restringere il processo amministrativo
nello schema tradizionale del giudizio dia annullamento. G. FONDERICO, Dietro al conquista del testo unico sul rito i
rischi di possibili integrazioni e modifiche, in Guida Norm., 2010, 28, 10.
La norma è una soluzione al contrasto
giurisprudenziale fra giurisprudenza amministrativa che nega un diritto al risarcimento del danno
per lesione dell’interesse legittimo, che conduce a forme di ristoro del tutto
identiche a quelle demolitorie dell’annullamento, pur non ottenuto attraverso
le forme prescritte dall’ordinamento che vogliono la preventiva impugnazione
nei termini del provvedimento. Tale conclusione appare insanabilmente in
contrasto non solo con tali norme, ma anche con il principio della
intangibilità, ad opera del giudice, e dopo lo spirare del termine per
impugnare, dell’atto che si assume illegittimo. Consiglio Stato , sez. VI, 21 aprile 2009, n. 2436.
Diversamente il giudice ordinario
considera viziata da violazione di norme
sulla giurisdizione ed è soggetta a cassazione per motivi attinenti alla
giurisdizione la decisione del g.a. che nega la tutela risarcitoria degli interessi
legittimi sul presupposto che l'illegittimità dell'atto debba essere stata
precedentemente richiesta e dichiarata in sede di annullamento. Cassazione civile , sez. un., 23 dicembre 2008, n. 30254
Nel
determinare il risarcimento il giudice valuta tutte le circostanze di fatto e
il comportamento complessivo delle parti e, comunque, esclude il risarcimento
dei danni che si sarebbero potuti evitare usando l'ordinaria diligenza, anche
attraverso l’uso degli strumenti di tutela.
Per
il risarcimento dell'eventuale danno patrimoniale che il ricorrente comprovi di
aver subito in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di
conclusione del procedimento, il termine entro cui proporre l’azione non
decorre fintanto che perdura l'inadempimento.
Il termine per l’impugnazione inizia comunque a decorrere
dopo un anno dalla scadenza del termine per provvedere.
Nel
caso in cui sia stata proposta azione di annullamento la domanda risarcitoria
può essere formulata nel corso del giudizio o, comunque, sino a centoventi
giorni dal passaggio in giudicato della relativa sentenza.
Dell'azione
di condanna conosce esclusivamente il giudice amministrativo .
MODDi ogni domanda di condanna al risarcimento di danni per
lesioni di interessi legittimi o, nelle materie di giurisdizione esclusiva, di
diritti soggettivi conosce esclusivamente il giudice amministrativo
La dottrina si chiede se
l‘azione di condanna non abbia un ambito più vasto di quello rappresentato
dall’art. 30, D.L.vo 2
luglio 2010, n.104, ricomprendendo anche la condanna ad un facere
come quando si procede contro il silenzio della p.a. O. FORLENZA, Individuate
quattro azioni di cognizione contro la p.a., in Giuda Dir., 2010, n.
32, 48.
3 L’azione di accertamento.
L’art. 31, D.L.vo
2 luglio 2010, n.104, disciplina due azioni di
accertamento quella avverso il silenzio e quella per l’accertamento della
nullità dell’atto amministrativo.
L’azione
relativa al silenzio della pubblica amministrazione sulla domanda di provvedere
è esaminata nella sez. VII.
La
domanda volta all’accertamento delle nullità previste dall’art. 21-septies, L. 241/1990. La norma dichiara
che è nullo il provvedimento
amministrativo che manca degli elementi essenziali, che è viziato da difetto
assoluto di attribuzione, che è stato adottato in violazione o elusione del
giudicato, nonché negli altri casi espressamente previsti dalla legge.
La domanda si propone entro il termine di
decadenza di centottanta giorni. La decadenza non si applica alle nullità degli
in violazione od in elusione del giudicato, di cui all’articolo 114, comma 4,
lettera b), D.L.vo 2
luglio 2010, n.104.
La
nullità dell’atto può sempre essere opposta dalla parte resistente o essere
rilevata d’ufficio dal giudice.
La
dottrina rileva che la giurisprudenza ha aperto la strada al principio della
atipicità delle azioni tipico del processo civile per cui le azioni di
accertamento non possono considerarsi rigidamente fissate dal legislatore. M. CLARICH, Il
codice amministrativo. Un corpus
normativo dai contenuti innovativi che contribuisce alla certezza del diritto.,
in Giuda Dir. , 2010, n. 32, 13.
La giurisprudenza riconosce nel processo amministrativo l'azione di accertamento del diritto all'adozione del provvedimento finale. Essa è ammissibile solo quando da parte
dell'istante venga fatta valere una posizione di diritto soggettivo e sussista
la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. T.A.R. Campania Napoli, sez. III, 19 gennaio 2010, n. 194.
E’ di accertamento l'azione proponibile avverso la D.I.A. da parte di terzi, che siano
controinteressati all'intervento che si rende operativo dopo il prescritto
termine di legge e che deducano che le opere progettate non siano conformi alla
normativa urbanistica. O. FORLENZA, L’azione
di accertamento sulla d.i.a. va presentata la giudice amministrativo, in Guida Dir. , 2010, 24, 95.
La verifica affidata al giudice amministrativo non può che concernere i presupposti in fatto e in
diritto del provvedimento. L'azione promossa dal terzo introduce un giudizio di cognizione, nel quadro di
un'attività amministrativa strettamente vincolata, volto ad ottenere l'accertamento dell'assunto illecito edilizio. T.A.R. Trentino Alto Adige Trento, sez. I,
17 dicembre 2009, n. 310
Per la giurisprudenza l'effettività della tutela deve essere assicurata al terzo
mediante strumenti diversi dall'azione di annullamento, che siano perfettamente
compatibili con la natura privatistica della d.i.a. Tale strumento di tutela
non può, allora, che essere identificato nell'azione di accertamento autonomo
che il terzo può esperire innanzi al giudice amministrativo per sentire
pronunciare che non sussistevano i presupposti per svolgere l'attività sulla
base di una semplice denuncia di inizio di attività. Emanata la sentenza di
accertamento, graverà sull'Amministrazione l'obbligo di ordinare la rimozione
degli effetti della condotta posta in essere dal privato, sulla base dei
presupposti che il giudice ha ritenuto mancanti. Cons.
Stato , sez. VI, 9 febbraio 2009, n. 717
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