Il 29 maggio 2018 Maria Cannata ha precisato che fino
alle elezioni a marzo avevamo uno spread tutto sommato contenuto, a 135 punti
base, i problemi sono cominciati con le fibrillazioni istituzionali legate alla
nascita del governo giallo-verde
Problemi che non sono legati a pregiudizi nei confronti del
governo. Piuttosto, alcune dichiarazioni dei leader di partito – il M5s
invocava l’impeachment del presidente della Repubblica – e lo scenario politico
sono stati la causa, secondo Cannata, di un aumento del differenziale tra Btp e
Bund fino a 289, avvenuto a maggio 2018.
“In quei giorni c’è stata un’asta di Bot soffertissima. E’
significativo perché anche quando le cose vanno male i Bot non hanno mai
problemi, quando si ha un problema su un’asta del genere vuol dire che i guai
sono seri. Ci sono state anche cadute degli scambi sul mercato secondario, a
significare uno stato di salute precario per il mercato obbligazionario sovrano”.
Le dichiarazioni incaute sono state un evento nefasto, uno
spartiacque, poi lo spread si è ulteriormente impennato a novembre quando lo
scontro tra la Commissione e il governo Lega-M5s era ai massimi livelli e il
differenziale Btp-Bund a 326 punti.
Da lì è cominciata la divaricazione con i titoli spagnoli,
considerati meno rischiosi di quelli italiani, e non ci siamo più ripresi .
Ora lo spread con un governo Pd-M5s che si dichiara
europeista ed esprime il presidente della Commissione Affari economici e il
presidente del Parlamento è stabile a 130 punti, come prima delle elezioni del
2018, l’anno più difficile dopo il 2008 e il 2011.
Nel 2016 riuscimmo a emettere due nuovi titoli di stato a
lungo termine, a venti e cinquanta anni, che andarono clamorosamente bene.
Nel 2017 pure. Il 2018 invece è stato un anno di stop tra
tensioni elettorali e successive travagliate situazioni non è stato opportuno
lanciare nuovi titoli”.
D’altronde la collaborazione da parte di Lega e M5s non c’è
stata.
Il Btp Italia viene lanciato dopo che, alla fine del 2011,
dopo la lettera della Bce e l’arrivo di Monti, gli investitori erano guardinghi
verso i titoli bancari e preferivano i titoli di stato considerati più sicuri. “C’è
stata una grande risposta dei risparmiatori nell’acquisto dei titoli di stato,
un po’ perché incentivati dai rendimenti alti e un po’ perché il 2011 era stato
l’anno della celebrazione dei 150 anni dell’unità e c’era stata una ondata di
patriottismo abbastanza inusuale per l’Italia – ricorda Cannata – Ci fu un
grande successo che è durato finora o quasi…”.
Dal lancio nel 2012, un debutto non entusiasmante, fino al
2018 le tredici emissioni di Btp Italia sono state accolte in modo
soddisfacente dagli investitori retail e istituzionali.
Ma è nel nel novembre dell’anno scorso che arriva il flop
con un collocamento molto inferiore rispetto alla precedente emissione di
maggio sia tra i risparmiatori sia tra i professionisti. “Andò male perché
cadde nel momento peggiore, anche se c’era la vulgata ‘facciamo comprare i
titoli di stato agli italiani’, ma gli italiani per quanto patriottici non
comprano i titoli di stato in un momento di incertezza, come qualsiasi altro
risparmiatore”.
All’epoca la Lega non ci pensava a risolvere in modo
definitivo l’ambiguità sull’opportunità di uscire dall’euro o no. In queste ore
si capirà se l’appetito dei risparmiatori è cambiato con il cambio di governo
con un’altra emissione di Btp Italia, il cui collocamento si chiuderà domani.
“Anche la demonizzazione degli stranieri che comprano i
nostri titoli non funziona – ricorda Cannata – purtroppo l’Italia ha un debito
troppo grande per permettersi di limitarlo al circuito dei propri cittadini,
perché più è larga la base degli investitori più si riduce il costo (delle
emissioni). Quindi attenzione a sparare queste proposte come se il mercato non
esistesse e chi sta dall’altra parte non facesse delle valutazioni. Tutti si
preoccupano se sentono che sarebbe meglio uscire dall’euro o che il Tesoro
potrebbe decidere arbitrariamente di non rimborsare i titoli.
Probabilmente le stupidaggini sono finite e il 2019, dice
Cannata, sta andando bene grazie “ai miei colleghi che sono stati bravissimi”.
“Si è recuperato molto benché non sia stato facile. A gennaio un nuovo Btp a 15
ha avuto un collocamento record per 10 miliardi, a febbraio uno a 30 anni per 8
miliardi, e a luglio una riapertura sindacata (aperta a un pool di investitori)
del Btp a 50 anni per 3 miliardi”.